Non c’è solo il campo a catalizzare l’attenzione in casa rossonera. Poche ore prima del successo in Coppa Italia contro il Lecce, Milan e Inter hanno diffuso un comunicato congiunto che segna un passo storico: il progetto del nuovo stadio sarà affidato a Lord Norman Foster, uno dei più grandi nomi dell’architettura mondiale, e allo studio americano di David Manica, specializzato in impianti sportivi. Una scelta che porta con sé un messaggio chiaro: niente restyling, ma demolizione e rinascita, proprio come accaduto con Wembley a Londra.
Il parallelismo non è casuale. Wembley non fu ristrutturato, ma abbattuto e ricostruito dalle fondamenta. È questo lo scenario immaginato anche per San Siro, di cui sopravviverebbe soltanto una piccola parte. “Vogliamo uno stadio stupendo e per questo ci siamo affidati al meglio dell’architettura internazionale – ha spiegato Paolo Scaroni prima della gara di Coppa –. Hanno fatto il nuovo Wembley dopo aver abbattuto il vecchio, ed è meraviglioso. Noi vogliamo fare lo stesso”.
Scaroni: “Siamo vicini al traguardo”
Il presidente rossonero segue la vicenda da anni, ma questa volta il suo ottimismo è tangibile. “È un tema che mi impegna da 4-5 anni. Mi sembra che siamo in dirittura d’arrivo e sono fiducioso. Milano ha bisogno di un nuovo stadio per le competizioni internazionali, per la nazionale, per Milan e Inter. Non riesco a immaginare che la città resti senza un impianto moderno e adeguato agli standard UEFA”.
Il prossimo passo sarà decisivo: lunedì il Consiglio Comunale di Milano voterà la delibera per la cessione di San Siro e delle aree circostanti ai due club. Un voto che determinerà il futuro di una delle icone più riconoscibili del calcio italiano. Nel frattempo, la scelta di Foster e Manica ha già dato il segnale: Milan e Inter vogliono uno stadio all’altezza delle loro ambizioni e del loro pubblico.