Quattro mesi dopo la delusione in Coppa Italia, il Milan di Massimiliano Allegri si è preso la sua rivincita sul Bologna. Una vittoria che va ben oltre il risultato, perché rappresenta la piena espressione del pensiero calcistico del tecnico livornese. Difesa compatta, centrocampo organizzato e pronto a sacrificarsi, un attaccante che non si limita al gol ma lavora anche in fase di copertura. E, come sempre, quel pizzico di carattere che porta Allegri a difendere i suoi fino a sfidare il quarto uomo, giacca alla mano, in nome di un’idea precisa di calcio.
Novanta minuti di Allegri in purezza
In campo si è visto un Milan pragmatico e maturo, capace di trasformare ogni dettaglio in un’arma a proprio favore. Non è un caso se tre delle quattro partite giocate tra campionato e Coppa si siano concluse con la porta inviolata. Una difesa guidata da Tomori, Gabbia e Pavlovic, gli stessi uomini della scorsa stagione, oggi appare totalmente diversa. Non è questione di interpreti, ma di mentalità: Allegri ha riportato la solidità come priorità assoluta.
La mano del tecnico si vede ovunque. Nella fase difensiva che non concede spazi, nella mediana che lavora con ordine e intelligenza, nella gestione dei momenti difficili che non manda mai in affanno la squadra. In appena venti giorni di campionato, l’identità del Milan è già chiara: una squadra che non regala nulla, che sa soffrire e che colpisce nei momenti giusti.
Il successo contro il Bologna non è soltanto una rivincita sportiva, ma il segnale che il Milan ha imboccato la strada giusta. Allegri ha riportato compattezza e spirito battagliero, due elementi che spesso fanno la differenza in un campionato lungo e pieno di insidie. Per i rossoneri, la stagione è appena iniziata ma la direzione è evidente: questa è una squadra che ha deciso di assomigliare al suo allenatore, e il Bologna ne è stato il primo vero testimone.