Allegri, il perfezionista: “Non bisogna mai spegnere la luce”. Il Milan blinda Udine e manda un messaggio alla Serie A

Dal 3-0 alla porta inviolata, il mantra di Allegri contagia un Milan solido e maturo: difesa granitica, qualità di Modric e sostanza di Rabiot. E mancavano Maignan e Leao…

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Sabato sera, a Udine, il Milan di Massimiliano Allegri ha detto con chiarezza chi vuole essere: una squadra che non si accontenta nemmeno sul 3-0, che pretende disciplina fino all’ultimo minuto e che trasforma il risultato in cultura del dettaglio. Da squalificato, collegato con la tribuna stampa, Allegri ha ribadito ai suoi analisti e alla panchina il principio che lo accompagna da sempre: “Non bisogna mai spegnere la luce”. Dove, quando, chi, cosa e perché sono tutti sul tavolo: al Friuli, sabato, il Milan ha concesso praticamente zero tiri in porta all’Udinese, imponendo ritmo, distanze corte e ferocia sulle seconde palle. Non un episodio, ma un manifesto.

Il blocco difensivo che respira all’unisono

La prima fotografia è quella della linea arretrata: Gabbia nel mezzo a guidare, Tomori e Pavlovic ai lati a spegnere gli uno contro uno e a uscire con tempi puliti sul portatore. La solidità non è più episodica: è metodo, ripartenze costruite, marcature preventive e coperture interne che costringono l’avversario a giocare dove decide il Milan. Davanti, gli attaccanti lavorano sulle linee di passaggio e i centrocampisti chiudono il rubinetto tra le linee. È qui che il tasso tecnico fa la differenza: Luka Modric detta la velocità del possesso con una naturalezza superiore, mentre Adrien Rabiot abbina passo, duelli vinti e corse all’indietro. La somma di qualità e quantità produce un effetto semplice da leggere: la squadra resta corta, aggressiva e sempre in controllo emotivo dell’inerzia.

Ambizioni dichiarate: la seconda stella come orizzonte

Tutto questo, va ricordato, è arrivato senza due pilastri come Maignan e Leao. Se la porta resta inviolata e l’attacco mantiene continuità anche senza il suo strappo più luminoso, il segnale alla Serie A è inequivocabile. Con un calendario alleggerito – solo campionato e Coppa Italia – il Milan può inseguire quel titolo che avrebbe un valore simbolico enorme: il 20° Scudetto, la seconda stella. La concorrenza c’è, le incognite non mancano, ma il cammino iniziale racconta una squadra più consapevole, capace di alternare estetica e pragmatismo, e di far convivere la cura maniacale del particolare con la leggerezza di chi sa quando accelerare. Se il buongiorno si vede dal percorso, la rotta è tracciata: porta chiusa, gioco in crescita e fame intatta.

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