Benedetta fu la sconfitta all’esordio, verrebbe da dire. Provocazioni a parte, è indubbio che il ko interno contro la Cremonese, prima partita dell’Allegri-bis, abbia favorito e non poco l’innesto di un centrocampista nelle ultime ore di mercato, con la società milanista che fu “costretta” a riattivare i rapporti con l’entourage di Adrien Rabiot. Proprio lui, il “cavallo pazzo” francese, è oggi uno degli inamovibili dello scacchiere tattico del mister livornese. Personalità ed equilibrio, l’ex giocatore del Marsiglia ha portato alla mediana rossonera ciò che da alcune stagioni pareva smarrito, dimostrandosi in breve tempo un centrocampista totale.
Da subito un punto fermo
Massimiliano Allegri, che già alla Juventus aveva lavorato con Rabiot, ne conosce pregi e potenzialità, tanto da gettarlo immediatamente nella mischia da titolare alla terza giornata di campionato, dopo un solo allenamento dal suo arrivo. Da quel momento, il francese è diventato un punto fermo: su 12 presenze totalizzate, Rabiot ha giocato il 100% dei minuti disponibili, senza mai essere sostituito o partire dalla panchina. Dinamismo e potenza sono alla base del suo gioco, che recentemente prova a incidere anche in zona gol: contro il Torino è arrivato il primo sigillo in maglia rossonera, mentre la rete segnata al Sassuolo è stata annullata per fuorigioco. Segnali, entrambi, di una pericolosità crescente.
Le sue dichiarazioni a Sky
Quello tra Rabiot e il Milan è un rapporto che parte da lontano, come raccontato dallo stesso giocatore ai microfoni di Sky Sport 24. “L’immagine che ho del Milan è legata alla finale di Champions contro il Liverpool, il 3-3: non importa il risultato, quella partita mi è rimasta impressa”, ha dichiarato il francese, che nel 2005 aveva appena compiuto dieci anni. Inevitabile il link ai centrocampisti di quel Milan, suoi modelli di riferimento: “Seedorf era potente, Pirlo faceva lanci incredibili. Guardo a loro per capire cosa mi manca ancora”.
Con Allegri un rapporto simbiotico
Tra Massimiliano Allegri e Adrien Rabiot, come detto, la stima è profonda e risale ai tempi dell’esperienza juventina. Fu proprio il tecnico livornese a caldeggiare con forza l’acquisto del francese a parametro zero nel 2019, vedendo in lui il prototipo del centrocampista moderno: fisico, abile con la palla tra i piedi e tatticamente intelligente. Sotto la sua gestione, Rabiot ha collezionato stagioni da oltre 40 presenze e, soprattutto, raggiunto lo status di leader dello spogliatoio. Un perfetto esempio di come le prestazioni in campo corroborino le dinamiche di gruppo, quando basate sulla generosità e sulla voglia di fare una corsa in più per aiutare un compagno. Situazioni viste anche in questi primi mesi di Milan.
Sarà ancora titolare contro il Verona
Nella sfida di domenica all’ora di pranzo contro il Verona, Rabiot partirà regolarmente dal primo minuto. Al “Duca”, questo il suo soprannome, verrà richiesta la consueta cattiveria agonistica per avere la meglio della compagine gialloblù e tornare così a riassaporare il dolce sapore della vittoria dopo gli ultimi passaggi a vuoto. Il francese, che alle spalle ha una lunga esperienza in squadre vincenti, sa bene che ogni lasciata è persa quando si tratta di fare punti. E il Milan, ne ha già lasciati per strada parecchi.

