Il Milan ha smesso di inciampare dove non può più permetterselo. Il 3-0 inflitto al Hellas Verona non è solo una vittoria netta, ma un passaggio di maturità che pesa nella lettura complessiva della stagione.
A San Siro i rossoneri hanno fatto quello che una squadra che ambisce in alto deve fare: imporre il proprio livello, senza concessioni, senza cali di tensione, senza quella fragilità mentale che aveva segnato i mesi precedenti contro avversari di fascia medio-bassa.
Il tabù che frenava la corsa
Fino a questo momento, il percorso del Milan era stato paradossale. Solido e affidabile negli scontri diretti, meno continuo nelle partite “da vincere e basta”. Troppi punti lasciati per strada, troppe rimonte subite, troppe gare dominate senza essere chiuse.
Il successo sul Verona cambia la narrazione. Non tanto per il risultato, quanto per il modo: gestione, controllo, freddezza. Il Milan non ha avuto fretta, non ha perso equilibrio, non ha dato all’avversario la sensazione di poter rientrare. È qui che si vede la mano di Massimiliano Allegri.
Allegri e la risposta della squadra
Il tecnico toscano chiedeva compattezza, continuità, capacità di restare dentro la partita anche quando il ritmo cala. Contro il Verona ha ottenuto tutto questo. La squadra ha aspettato il momento giusto, ha colpito e poi ha amministrato senza abbassarsi troppo. Non una partita spettacolare, ma una partita matura. Quelle che, a maggio, fanno la differenza.
Nkunku, otto minuti che cambiano tutto
Dentro questa vittoria c’è anche una svolta individuale. Christopher Nkunku ha vissuto la sua serata simbolo. Prima il rigore trasformato con freddezza, poi l’allungo in campo aperto che chiude la gara. In mezzo, la fiducia piena dello staff e dei compagni, certificata da un dettaglio che pesa: il pallone del penalty affidato a lui senza esitazioni.
La doppietta non è solo statistica. È liberazione. È un segnale interno, prima ancora che esterno. Allegri lo ha aspettato, protetto, difeso. E ora raccoglie.
Numeri che raccontano un salto
Il Milan arriva a quota 35 punti con una distribuzione che finalmente si riequilibra. Non più una squadra che vive solo di grandi notti, ma un gruppo che inizia a portare a casa anche le partite sporche, quelle che prima lasciavano strascichi.
La porta inviolata è un altro elemento chiave. Perché il Milan cresce quando smette di concedere speranze inutili agli avversari.
Dal Verona al mercato, senza abbassare la guardia
Il calendario non concede tregua e il mercato invernale diventa ora un alleato, non una stampella. L’arrivo imminente di Niclas Füllkrug allargherà le rotazioni offensive, mentre la dirigenza continua a valutare innesti mirati per completare un gruppo che sta ritrovando identità.
La vittoria contro il Verona non assegna titoli. Ma toglie un alibi. E quando una squadra elimina i propri limiti strutturali, allora sì che può permettersi di guardare più avanti. Il Milan, adesso, lo sta facendo.

