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Un anno dopo Riad: il Milan è cambiato, Pulisic no

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Dodici mesi fa la Supercoppa vinta in rimonta sull’Inter illuse i rossoneri. Oggi il contesto è diverso, la guida è Allegri e resta un punto fermo: Christian Pulisic.

Esattamente dodici mesi fa il Milan sorprendeva tutti a Riad. Una Supercoppa Italiana conquistata in rimonta contro l’Inter, una notte che sembrava l’inizio di una rinascita e che invece si sarebbe rivelata un’illusione isolata. Oggi i rossoneri tornano nello stesso scenario, con ambizioni diverse e un’identità profondamente cambiata. Quasi tutto è nuovo. Quasi. Perché un nome, allora come adesso, resta centrale: Christian Pulisic.

Il Milan festeggia la vittoria della Supercoppa italiana a Riad
Il Milan festeggia la vittoria della Supercoppa italiana a Riad

La Supercoppa che illuse una stagione intera

Il Milan che si presentava a Riad dodici mesi fa era una squadra fragile, reduce da settimane complicate e da una scelta drastica. Il 29 dicembre 2024 l’esonero di Paulo Fonseca, il giorno dopo l’affidamento della panchina a Sergio Conceição, praticamente al debutto. Una mossa d’emergenza, che però produsse un effetto immediato. In semifinale contro la Juventus, i rossoneri ribaltarono la gara nella ripresa: rigore di Pulisic, autogol di Gatti, finale conquistata. Poi il derby.

Contro l’Inter sembrava finita all’intervallo, con i nerazzurri avanti grazie a Lautaro e Taremi. Invece arrivò un’altra rimonta. Theo Hernandez accorciò, Pulisic pareggiò, Abraham, in pieno recupero, firmò il gol della vittoria su assist di Leao. Conceição festeggiava con un sigaro, lo spogliatoio esplodeva. Era il punto più alto di una stagione che, paradossalmente, sarebbe stata una delle più deludenti.

Da trofeo a parentesi isolata

Quella Supercoppa rimase l’unico vero sussulto. Il resto dell’annata si consumò tra difficoltà, discontinuità e un finale amaro, con il Milan fuori dall’Europa e un nuovo cambio in panchina nel giro di pochi mesi. Riad, col senno di poi, non fu l’inizio di un ciclo ma una parentesi emotiva. Un trofeo che mascherò problemi strutturali mai davvero risolti.

Tijjani Reijnders con la maglia del Manchester City
Tijjani Reijnders con la maglia del Manchester City

Una rosa profondamente diversa

In dodici mesi è cambiato anche il volto della squadra. Dei titolari scesi in campo nella finale contro l’Inter, sette non vestono più la maglia rossonera. Sono partiti Theo Hernandez e Reijnders, colonne delle stagioni precedenti. Con loro anche Emerson Royal, Thiaw, Musah, Jimenez e Morata. E soprattutto Tammy Abraham, l’eroe di quella notte, oggi altrove e forse rimpianto alla luce delle difficoltà offensive attuali. Un ricambio profondo, che ha imposto una rifondazione tecnica e identitaria.

Max Allegri, allenatore del Milan
Max Allegri, allenatore del Milan

La svolta in panchina: Allegri e il ritorno all’esperienza

La differenza più evidente rispetto a un anno fa, però, siede in panchina. Dopo il finale caotico della scorsa stagione, il Milan ha scelto di cambiare metodo prima ancora che nomi. L’arrivo di Igli Tare come direttore sportivo ha segnato la fine degli esperimenti. La scelta è ricaduta sull’usato sicuro: Massimiliano Allegri. Un ritorno, non una scommessa. Con Allegri il Milan ha ritrovato compattezza, solidità, una lettura più pragmatica delle partite. I rossoneri sono tornati stabilmente nelle primissime posizioni di classifica e, soprattutto, hanno recuperato una fisionomia riconoscibile. Meno euforia, più equilibrio.

Pulisic

Pulisic, il filo che unisce ieri e oggi

In mezzo a tutto questo cambiamento, un nome resiste. Christian Pulisic era decisivo dodici mesi fa e lo è ancora oggi. Segnò in semifinale, segnò in finale. Oggi è il miglior marcatore del Milan. Con il passaggio al 3-5-2, Allegri lo ha avvicinato alla porta, trasformandolo di fatto in una seconda punta. Una scelta che ne ha esaltato tempi, letture e freddezza. Pulisic non è più solo un esterno offensivo: è un riferimento. Accanto a lui resta Rafa Leao, ma con un ruolo ancora da ridefinire tra infortuni e discontinuità. E dietro, come certezza ritrovata, Mike Maignan, leader silenzioso nonostante un futuro contrattuale ancora tutto da scrivere.

Riad, di nuovo. Ma con un altro Milan

Dodici mesi dopo, il Milan torna a giocarsi la Supercoppa. Non più come outsider emotivo, ma come squadra strutturata. Non più affidandosi all’effetto sorpresa, ma a un progetto chiaro. La notte del sigaro appartiene al passato. Oggi resta una consapevolezza diversa: questa volta, Riad non deve essere un’illusione. E se c’è un volto che collega ieri e oggi, quello è ancora Pulisic. Il resto, finalmente, è cambiato davvero.

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