Milan, Pavlovic da anello debole a pilastro: Allegri lo ha trasformato in un fattore decisivo

Il difensore serbo, autore del gol vittoria contro la Roma, è l’emblema della rinascita rossonera: dal rischio cessione a leader silenzioso, così Allegri ne ha cambiato mentalità e rendimento.

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Un anno fa era considerato uno dei punti deboli della difesa del Milan. Oggi, Strahinja Pavlovic è diventato una delle certezze della squadra di Massimiliano Allegri, simbolo di una trasformazione profonda che unisce carattere, disciplina e crescita tecnica. Il suo gol decisivo contro la Roma, oltre a regalare tre punti pesantissimi ai rossoneri, ha certificato l’evoluzione di un calciatore ormai pienamente inserito nel progetto tattico dell’allenatore toscano.

Un primo anno da dimenticare

Quando arrivò dal Salisburgo nell’estate del 2024, Pavlovic era stato accolto come un investimento di prospettiva. Le qualità fisiche non mancavano, ma la prima stagione in Serie A fu segnata da errori di concentrazione, incertezze tattiche e mancanza di fiducia. Ogni gara sembrava una prova di resistenza, e la pressione del contesto rossonero finì per amplificare i suoi limiti.

A gennaio 2025, il suo nome figurava tra i possibili partenti: Atalanta e Stoccarda si erano fatte avanti, ma le trattative non si concretizzarono. Una sliding door decisiva: da potenziale esubero a risorsa rinata pochi mesi dopo.

Allegri lo ha rigenerato

L’arrivo di Massimiliano Allegri ha segnato la svolta. Il tecnico livornese, fin dai primi allenamenti, ha individuato in Pavlovic un profilo da plasmare e valorizzare. Lo ha riportato nella sua comfort zone tattica, schierandolo come braccetto sinistro di una difesa a tre, ruolo in cui può sfruttare fisicità e anticipo, senza esporsi troppo in copertura centrale.

Il lavoro quotidiano sui tempi d’uscita e sulla gestione del possesso ha trasformato il difensore serbo in un elemento di equilibrio. Ma non solo: Pavlovic è diventato anche un’arma offensiva, come dimostrano i due gol in dieci presenze di campionato, uno dei quali – quello alla Roma – vale più di un semplice sigillo personale.

Una crescita mentale evidente

Il merito, come ha ammesso lo stesso giocatore, è anche psicologico. “Il mister mi ha migliorato. Ho imparato quando correre, quando aspettare, come gestire l’uno contro uno. Qui ho capito la tattica e la mentalità della Serie A”, ha dichiarato a DAZN dopo la vittoria sui giallorossi.

Un percorso di maturazione evidente anche nel linguaggio del corpo: Pavlovic non è più il difensore insicuro e irruento della scorsa stagione, ma un calciatore consapevole, capace di leggere le situazioni e trasmettere sicurezza ai compagni.

Il feeling con Leao e l’anima del nuovo Milan

C’è poi un dettaglio curioso che racconta il suo nuovo ruolo. “Quando parte Leao, io vado”, ha confidato sorridendo nel post-partita. È la perfetta sintesi del Milan di Allegri: compatto dietro, ma pronto a ribaltare il campo in pochi secondi. Proprio da un contropiede nato sulla sinistra è arrivato il gol vittoria contro la Roma, con Pavlovic lucido e preciso nell’inserimento.

Da riserva a leader silenzioso

Oggi Pavlovic è un punto fermo, tanto da essere diventato quasi insostituibile. Allegri ne apprezza la duttilità, la dedizione al lavoro e la capacità di reggere la pressione delle grandi partite. Un anno fa il suo futuro era in bilico, ora rappresenta il simbolo della rinascita di un Milan che ha ritrovato solidità e spirito battagliero. E chissà che proprio la sua parabola, da anello debole a leader inaspettato, non sia l’immagine più fedele del nuovo corso rossonero firmato Allegri.

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