Il pareggio a reti bianche contro la Juventus ha lasciato in casa Milan più rammarico che soddisfazione. Lo 0-0 dell’Allianz Stadium, al termine di una partita dominata sul piano del gioco e delle occasioni, ha il sapore amaro dei punti sfuggiti. Solo dieci giorni fa, un bilancio di quattro punti nelle sfide contro Napoli e Juve sarebbe stato accolto come un risultato positivo, ma oggi la squadra di Massimiliano Allegri guarda oltre: non si accontenta più del minimo. È questo il segnale più evidente del cambio di mentalità in atto.
Il rigore fallito da Pulisic e le due clamorose occasioni sprecate da Leão restano le immagini simbolo di una serata in cui il Milan ha prodotto tanto, ma non ha raccolto quanto meritava. Ai punti, i rossoneri hanno fatto di più, ma la mancanza di concretezza li ha fermati a un pareggio che vale come un monito: per vincere serve trasformare il dominio in cinismo.
Rabiot e Allegri, la voce della nuova mentalità
A fine gara, a interpretare lo spirito del nuovo Milan è stato Adrien Rabiot, che ha parlato con franchezza e rabbia sportiva: “C’era emozione prima della partita, ma sono arrabbiato perché dovevamo vincerla. Abbiamo avuto occasioni, ci è mancato qualcosa. Dobbiamo fare di più, crescere come squadra. Sono due punti persi, non uno guadagnato”.
Parole che risuonano come la sintesi perfetta del pensiero di Massimiliano Allegri, che nel post-partita ha insistito su un concetto chiave: capire il momento della partita. “Quando c’è il momento in cui azzannare l’avversario, va azzannato”, ha ribadito il tecnico, evidenziando come il Milan stia crescendo nella gestione ma debba ancora trovare quella ferocia tipica delle grandi squadre.
Con uomini come Rabiot, Modrić e lo stesso Allegri a guidare il gruppo, il Milan ha aggiunto al talento una dose importante di esperienza e personalità, elementi indispensabili per restare competitivo su tutti i fronti.
Cosa manca ancora al Milan di Allegri
Il lavoro intrapreso è evidente: il Milan concede poco (una sola vera occasione per la Juventus), mantiene equilibrio e compattezza, e dimostra di avere una struttura chiara. Ma la squadra non è ancora completa. Manca conoscenza reciproca tra il nuovo allenatore e il gruppo, quella chimica che trasforma le buone prestazioni in vittorie.
C’è poi il problema della concretezza offensiva. I rossoneri creano molto, ma segnano poco rispetto alla mole di gioco. La crisi dal dischetto e le imprecisioni di giocatori chiave come Leão e Pulisic hanno tolto punti pesanti in queste prime giornate.
Durante la sosta per le Nazionali, Allegri e il DS Igli Tare lavoreranno per migliorare questi aspetti. Il tempo gioca a favore di una squadra che ha già trovato identità, ma deve imparare a essere spietata. Perché, come ha detto Rabiot, vincere in stadi come lo Stadium “non sarebbe stato un miracolo, ma un segnale di forza”. E il Milan di Allegri vuole proprio questo: non accontentarsi più.