Ardon Jashari è tornato a Milano dopo il periodo di riposo in Svizzera e ha imboccato la fase decisiva della riabilitazione. Lo si è visto a San Siro per sostenere i compagni in Coppa Italia: un segnale di appartenenza e di energia positiva che accompagna un percorso medico fin qui lineare. L’obiettivo interno, condiviso da società, staff di Massimiliano Allegri e dallo stesso giocatore, è rientrare in gruppo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, quando il calendario si farà ancora più denso e ogni rotazione conterà doppio.
Percorso e tempi: perché la prudenza paga
L’infortunio del 29 agosto in allenamento ha imposto stop e ripartenza controllata. Ora a Milanello si entra nel tratto che separa lavoro personalizzato e integrazione col gruppo: carichi progressivi, risposta del muscolo monitorata giorno per giorno, nessuna forzatura. Il Milan ha costruito un equilibrio che non verrà messo a rischio; al tempo stesso, Jashari è il profilo pensato proprio per dare respiro alla mediana nelle settimane di fuoco.
Cosa può dare Jashari al sistema di Allegri
Nel sistema rossonero, il centrocampista svizzero può aggiungere ordine nel primo possesso, letture preventive e gamba per le corse “a protezione” di Modrić e Rabiot, liberando qualità in avanti e consentendo di abbassare l’errore nei momenti di pressione avversaria. Il DS Igli Tare lo considera una pedina chiave: la sua presenza amplia le rotazioni e consente di gestire meglio minutaggi e intensità senza perdere identità. Per questo il rientro è trattato come un mini–acquisto di novembre: utile, mirato, capace di alzare la soglia competitiva nelle partite sporche.
In attesa del via libera finale, resta la fotografia più importante: segnali clinici positivi e un giocatore già immerso nell’ambiente, desideroso di prendersi la prima notte ufficiale in rossonero. Il Milan lo aspetta con pazienza, il calendario lo chiama: quando scatterà il semaforo verde, Jashari dovrà solo mettersi in corsa.