Il Milan corre con ordine e carattere, ma a Massimiliano Allegri manca ancora un tassello per completare il mosaico: un centravanti di peso, uno che fissi i centrali, tenga palla spalle alla porta e trasformi le seconde palle in ossigeno. È il profilo che Igli Tare ha messo in cima all’agenda, un desiderio tecnico che diventa linea di mercato: se l’occasione apparirà già a gennaio verrà colta, ma l’impressione è che la traiettoria più realistica porti a giugno, quando i movimenti dei grandi attaccanti sono più praticabili e i tempi permettono un investimento ragionato.
L’indiscrezione rilanciata da Pietro Balzano Prota va in questa direzione: il Milan cerca un pivot vero, un “carro armato” moderno capace di far risalire la squadra e alleggerire il centrocampo. Dentro la partita, questo tipo di nove pesa in silenzio. Offre alla manovra un’uscita diretta quando la pressione avversaria chiude le linee interne, costringe la difesa a proteggere l’area e regala metri a Christian Pulisic e Rafael Leão, liberi di muoversi tra le linee e di attaccare gli spazi che si aprono dietro la sua presenza. Nel 3-5-2 asimmetrico cucito da Allegri, un riferimento così non è un vezzo ma una necessità funzionale: aggiunge pericolosità sulle palle inattive, aumenta la densità nell’ultimo terzo e alza la soglia di competitività nelle partite sporche, quelle che spesso indirizzano la corsa allo scudetto.
La tempistica resta il vero discrimine. Gennaio è il territorio delle occasioni: prestiti con riscatto, esuberi di lusso, incastri che si materializzano all’ultimo. Ma gli attaccanti “di peso” difficilmente lasciano a metà stagione club che puntano agli stessi obiettivi. Ecco perché l’orizzonte giugno assomiglia alla finestra ideale: più margine per trattare, più scelta, più coerenza con le richieste dell’allenatore. Il principio è semplice e ambizioso insieme: non accumulare nomi, ma portare a Milanello un profilo che sposti davvero, senza snaturare l’identità trovata dal gruppo.
Nel frattempo, il Milan continua a vincere con pragmatismo, consapevole che un “9” strutturale cambierebbe la grammatica dei finali di gara e la gestione dei momenti di sofferenza. L’idea è chiara, la rotta pure: Allegri chiede un perno, Tare prepara il terreno. Il resto lo faranno tempo, mercato e la capacità di riconoscere l’occasione giusta quando, inevitabilmente, passerà davanti alla porta.