L’aria del big match si fa pesante e profuma di scelte decisive. Massimiliano Allegri, con la calma di chi conosce il peso dei dettagli, prepara l’ennesimo incastro tattico della sua carriera. A sinistra, dove Pervis Estupiñán lascerà vuoto il suo corridoio per squalifica, il tecnico dovrà pescare nel vivaio del Milan. E, come ha confermato in conferenza, la decisione non è ancora scritta: «Hanno tutta la mia fiducia, domani può essere che giochi uno dei due».
Bartesaghi in vantaggio, ma il dubbio resta
Davide Bartesaghi, classe 2005, pare aver guadagnato una mezza lunghezza di vantaggio su Zachary Athekame, l’altro giovane in lizza. L’italiano ha mostrato solidità e personalità in allenamento, qualità che piacciono a un tecnico come Allegri, attento prima alla tenuta mentale che all’esuberanza atletica. Il mister sa che l’impatto con un match del genere – Juventus-Milan, con tutto il peso simbolico che porta – può forgiare o spegnere un talento.
L’idea di affidarsi a Bartesaghi nasce non solo da un criterio di affidabilità difensiva, ma anche dalla voglia di ricompensare la crescita di un ragazzo costruito dentro Milanello, un dettaglio che a Milanello ha sempre un sapore speciale. Per il giovane terzino, sarebbe un esordio da romanzo sportivo: entrare per la prima volta dal primo minuto in una delle partite più sentite d’Italia.
Allegri e il peso della fascia sinistra
Il dilemma, in fondo, è tattico e simbolico insieme. Con Bartesaghi, il Milan guadagna copertura e ordine, ma rinuncia a qualche accelerazione offensiva; con Athekame, il rischio aumenta, ma la squadra può allungarsi e spingere con più coraggio. È la classica scelta tra ragione e istinto, tra equilibrio e audacia. Allegri, fedele al suo credo di equilibrio dinamico, sembra orientato verso la prudenza: coprire prima, spingere poi.
In ogni caso, il messaggio del tecnico è chiaro: fiducia piena nei giovani, nessuna paura di responsabilizzare chi finora ha solo intravisto il grande calcio. Che giochi Bartesaghi o Athekame, il Milan di Allegri porterà in campo un segno di continuità con la propria identità più profonda: quella di una squadra che non ha mai avuto paura di dare spazio al talento.
Il verdetto arriverà solo all’ultimo minuto della rifinitura, come nelle migliori partite preparate in silenzio. Ma una certezza c’è già: la corsia sinistra del Diavolo, domenica sera, parlerà il linguaggio del futuro.