Nel derby deciso dal guizzo di Pulisic e dalle parate gigantesche di Maignan, c’è un’altra storia che ha preso forma sotto gli occhi di San Siro: quella di Davide Bartesaghi, esterno della Primavera rossonera, schierato da Allegri dal primo minuto. Il tecnico ha scelto la via più coraggiosa, lasciando in panchina Estupinan, il titolare designato. Una scelta che ha ribaltato le attese della vigilia e che si è rivelata decisiva per dare al Milan equilibrio e slancio nella metà campo nerazzurra.
Personalità, gamba e coraggio: una prova da grande
Bartesaghi ha avuto campo per spingere, protetto alle spalle dall’ordinata presenza di Pavlovic. Si è mosso con la disinvoltura di chi quella fascia la conosce da anni, dialogando con Modric, Rabiot, Leao e Pulisic come se fosse parte di quel contesto da una vita. Nel primo tempo ha perfino avuto la palla dell’1-0, calciata male da buona posizione, ma l’errore non lo ha frenato. Ha continuato a proporsi, ad accompagnare l’azione, a salire con personalità che raramente appartiene a un ragazzo della sua età.
Dall’altra parte del campo, il duello con Carlos Augusto – mancino adattato a destra e visibilmente in difficoltà – ha confermato la sua superiorità nei duelli e nelle letture. La sfida avrebbe potuto intimidirlo, invece lo ha acceso.
Il primo vero derby da protagonista
Per Bartesaghi questo non era soltanto un esordio da titolare nel derby: era il primo vero tuffo in una stracittadina che conta. Aveva già assaggiato l’atmosfera nella semifinale di Coppa Italia della scorsa stagione, quando era stato gettato in campo da Conceiçao negli ultimi minuti di una partita già ampiamente chiusa. Qui, invece, si è ritrovato subito dentro la tempesta emotiva di San Siro, chiamato a reggere l’urto contro avversari che partite del genere le giocano da decenni.
Fresco di convocazione con l’Under 21, non nel suo miglior momento fisico dopo gli impegni in Nazionale, ha risposto con una gara adulta. Ha retto senza tentennare, ha mostrato la maturità tecnica e mentale di chi non vuole sprecare un’occasione che potrebbe cambiare la sua carriera.
Allegri lo aveva detto: “È affidabile, avrà un bel futuro”
Nel dopopartita il suo nome è rimasto di sfondo, schiacciato dai riflettori puntati su Maignan e Pulisic. Ma la fiducia di Allegri era arrivata già prima del fischio d’inizio. Interrogato da DAZN sulla scelta di schierarlo dal primo minuto, il tecnico aveva spiegato la decisione con la semplicità di chi non vuole complicare ciò che appare evidente: Bartesaghi sta crescendo, è affidabile, ha un futuro importante. Una frase che oggi suona come la conferma di un percorso iniziato ben prima del derby.
Estupinan in difficoltà: la gerarchia cambia
Se Bartesaghi è cresciuto, Estupinan ha faticato. L’ecuadoriano, arrivato in estate per raccogliere l’eredità pesantissima di Theo Hernandez, non è mai riuscito a trovare continuità. È stato frenato da un’espulsione contro il Napoli, da errori individuali e da un infortunio alla caviglia che lo ha tenuto fuori alcune settimane. L’ultima uscita prima della sosta, contro il Parma, aveva lasciato strascichi pesanti: entrambi i gol subiti dal Milan erano arrivati dalla sua fascia.
Non stupisce quindi la decisione di Allegri, che ha scelto di dare continuità al ragazzo delle giovanili, lasciando Estupinan per tutta la partita in panchina. Una scelta che racconta molto: il campo, per ora, dice altro rispetto alle gerarchie di inizio stagione.
Un nuovo titolare? Il campo parla chiaro
Bartesaghi aveva giocato 90 minuti anche contro Juventus e Roma. In tutte e tre le partite – Juve, Roma e Inter – il Milan non ha subito gol. Numeri che valgono più di mille dichiarazioni e che fotografano il rendimento di un ragazzo che, in poche settimane, si è guadagnato una fiducia piena.
La stagione è lunga, ma il Milan non ha le coppe e la gestione delle rotazioni pesa meno rispetto alla concorrenza. È lecito pensare che Bartesaghi possa davvero tenersi stretto la maglia da titolare. Sabato c’è la Lazio e sarà un altro test importante. Estupinan dovrà rialzare il livello se vorrà tornare a mettere in discussione una scelta che, oggi, sembra già chiara.
Il derby ha incoronato Pulisic e Maignan, ma ha anche consegnato al Milan un terzino nuovo, fresco, ambizioso. E soprattutto coraggioso, come quelle scelte che cambiano le stagioni.

