Nel ventre di San Siro, quando l’eco dell’ultima parata di Maignan si è appena spenta, Massimiliano Allegri restituisce il senso di una notte che pesa. La partita che il Milan cercava per misurarsi davvero è arrivata contro un Napoli solido e ambizioso; il verdetto dice 2-1, ma soprattutto racconta di una squadra che, dopo il rosso a Estupiñán, ha compreso come collocarsi in campo per reggere l’urto. “Abbiamo trovato un Napoli forte. È stata una bella partita. Dopo l’espulsione la squadra ha capito come dovevamo difenderci e cosa fare per arginare il loro forcing”, spiega l’allenatore ai microfoni del club, con la calma di chi legge i dettagli prima del risultato.
“Gestione e sofferenza: siamo cresciuti nel momento che contava”
Nel suo racconto c’è spazio per l’autocritica e per la crescita. Allegri torna sul primo tempo, brillante nel punteggio ma non sempre nella scelta della giocata: “Potevamo gestire meglio, ogni tanto abbiamo forzato. Bisogna riconoscere i momenti: quando accelerare e quando tenere la palla”. La ripresa cambia registro, obbligata dall’inferiorità numerica, e lì affiora l’identità che il tecnico invoca da settimane: compattezza tra i reparti, linee corte, sacrificio dei centrocampisti e capacità di leggere gli snodi del match. “Oggi per noi era un test importante anche a livello di sofferenza. La cosa che mi è piaciuta di più è che stiamo diventando squadra”. È l’immagine che resta: un Milan che sa colpire e poi serrare i ranghi, un gruppo che, nel momento difficile, sceglie la strada della maturità.
L’ultimo pensiero è già proiettato al calendario. Festeggia il primo big match vinto, ma la testa gira subito: “Giusto godersi questa vittoria, da domani pensiamo alla Juventus”. La notte di San Siro ha dato risposte: il Milan sa che la cima non è un miraggio, e che la chiave – più dei singoli lampi – è la gestione delle difficoltà.