Il derby di Milano non è mai soltanto la somma dei suoi duelli: è un intreccio di tensioni, adrenalina, geometrie che collidono e dettagli che possono cambiare il destino di una stagione. Al Milan è già successo, più volte e con risultati differenti. Un derby gli ha permesso di prendere vantaggio sui rivali cittadini in termini di punti e acquisire maggiore fiducia fino alla vittoria dello Scudetto. Un altro ha visto l’Inter trionfare e diventare, quella sera, Campione d’Italia.
Quello di questa domenica non ha una sceneggiatura ben precisa, perché le sue sorti non sentenziano nulla al livello di classifica, visto lo svolgimento ad inizio campionato. Ciò che è scritto, però, è l’importanza che viene attribuita a questa partita, dai tifosi e da entrambe la squadre. Il clima perciò resta teso e ad aiutare a scrivere questo copione, troviamo quattro giocatori. Quattro giocatori che interpreteranno il derby con stili opposti, fino a diventare quasi complementari. Quattro volti che potrebbero cambiare le sorti della partita per le proprie squadre: Adrien Rabiot e Rafael Leao da una parte, Federico Di Marco e Marcus Thuram dall’altra.
Rabiot, la bussola del Milan nel caos
Il derby non è un contesto per giocatori che amano il silenzio. Lo stadio esplode, gli animi sussultano e in campo si accendono tensioni e grandi momenti di pura adrenalina agonistica. Adrien Rabiot è uno che quando vive il rumore lo piega, lo ordina e ci costruisce dentro. Il Milan lo ha voluto per questo, per quella sua capacità di dare continuità nei momenti in cui la partita vibra troppo. Mister Allegri ritrova in lui quella figura in grado di trasformare una transizione potenzialmente letale, in un’uscita pulita, semplice, ma (se sfruttata bene) decisiva.
In questo derby il suo ruolo sarà quello di spezzare le linee di pressione dell’Inter (soprattutto quando Barella e Calhanoglu alzano il ritmo), proteggere il quinto di sinistra (Estupinian o Bartesaghi) per evitare che venga lasciato in inferiorità numerica quando Di Marco sale e riconoscere i momenti per verticalizzare, andando a cercare Leao ad esempio, senza forzare ma con grande intelligenza tattica, come al suo solito. Dovrà quindi mantenere il Milan “vivo” nella battaglia di centrocampo e portare quell’equilibrio misto all’incisività, quel mix che potrebbe far cambiare completamente la direzione del match.
Leao, la scintilla del Milan
Leao è il perfetto rovescio emotivo di Rabiot; è quel giocatore che rompe l’ordine e se in condizione, è quell’elemento in grado individualmente di trascinare l’intera squadra attraverso le sue giocate. Si sa, un derby può rimanere bloccato anche per un’intera ora, ma poi potrebbe bastare la sua corsa diagonale, quella che parte lenta e poi esplode, per aprire una voragine nella difesa nerazzurra e ribaltare fronte offensivo e occasioni. Tatticamente le sue sfide saranno: vincere il duello diretto con Akanji o Bastoni e soprattutto attaccare lo spazio alle spalle di Di Marco, per creare imprevedibilità e rapidità.
Leao potrebbe costringere i neroazzurri a cambiare postura, ad adattarsi in base alle sue scelte. Un derby quindi, che potrebbe accendersi quando e se Leao deciderà che sarà arrivato il momento di rompere la trama e riscrivere il copione.
Di Marco, il regista che cambia la mappa del gioco
Se Leao è molto spesso anarchia, Di Marco per l’Inter è pura geometria. Il suo piede sinistro disegna su una lavagna tattica, infinite traiettorie che si spostano sulla corsia. La sua partita nel derby è sempre in bilico tra l’istinto di aggredire e la necessità di non lasciare buchi alle sue spalle; di fatto è un regista aggiunto, in quanto porta superiorità quando si alza in possesso palla e disegna cross tagliati che diventano inviti al gol per Thuram e che potrebbero mettere in difficoltà il Milan.
La sua libertà, sarà molto subordinata alla capacità dell’Inter di contenere Leao. Se Di Marco deve difendere troppo, perde di luminosità. Se invece potrà avanzare, diventa uno dei punti cardini dell’intera struttura neroazzurra. Il derby vive anche nella sua zona di campo, nell’angolo (l’esterno) dove si incrociano istinto e disciplina.
Thuram, il movimento che spacca le difese
Thuram per l’Inter non è un semplice attaccante, ma è una linea di frattura per le squadre avversarie. La sua presenza obbliga ogni difensore ad adattarsi e a prendere scelte diverse. Il Milan, in particolare soffre questi tipi di giocatori. Il suo lavoro è quello di sfruttare la posizione tra centrale e terzino, quella mezzaluna di confusione per sfruttare i cross che ad esempio potrebbero arrivargli proprio da Di Marco. Attacca il lato cieco dei difensori, crea profondità quando l’Inter è schiacciata e libera Lautaro venendo incontro.
Minaccia di fatto gli avversari ogni volta che parte spalle alla porta e aiuta la squadra a gestire la manovra. Ogni ripartenza è un potenziale match point, da cui il Milan dovrà sapersi difendere e non farsi cogliere impreparato.
Gli intrecci che decideranno il derby
Queste quattro figure sono più unite di quanto si pensi: Rabiot proverà a schermare e (quando possibile) a verticalizzare, Di Marco cercherà varchi per salire, Leao sfrutterà ogni ritardo difensivo e Thuram aspetterà la palla giusta per insediare la porta rossonera. Per caratteristiche e qualità potrebbero indirizzare le sorti del match a favore della propria squadra e qualche loro errore potrebbe avvantaggiare l’avversario.
Un campo dinamico, un flusso di gioco che può cambiare direzione con un pallone perso o recuperato nella zona di mezzo. E saranno proprio questi quattro, più di tutti, a poter muovere le linee e a decidere se il derby sarà una partita ordinata o caotica. Quando l’arbitro fischierà l’inizio, tutto tornerà semplice: ventidue uomini, un pallone e la città che trattiene il respiro. Un match tutto da vivere, attraverso le giocate dei suoi protagonisti.

