Ancelotti a cuore aperto: “Al Milan un’esperienza fantastica”. Le dichiarazioni del tecnico sul suo passato in rossonero

L'attuale CT della nazionale brasiliana non dimentica il passato in rossonero, tra intuizioni tattiche e vittorie memorabili.

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Quando si parla di Carlo Ancelotti, il link con il Milan viene spontaneo. È così da circa quaranta anni, lo sarà per sempre. Del resto, le innumerevoli memorie (e vittorie) con indosso la maglia del Diavolo, prima da centrocampista e poi da allenatore, sono impossibili da dimenticare. Al contrario, vanno celebrate ogni volta che se ne presenta l’occasione. Ai microfoni del podcast The Rest is Football, l’attuale commissario tecnico del Brasile ha quindi riaperto l’album dei ricordi rossoneri, raccontando alcuni passaggi di quell’epoca d’oro per il club.

Le parole dell’ex allenatore del Milan

“Il Milan è stata una esperienza fantastica” esordisce Ancelotti, ricordando il suo periodo da allenatore di una delle formazioni più forti d’Europa. Il tecnico ha sottolineato come la società non badasse a spese in sede di mercato, portando a Milanello quanto di meglio potesse offrire il panorama calcistico: “Prendemmo giocatori fantastici come ad esempio Rui Costa, Rivaldo, Seedorf, Pirlo e Shevchenko. La società fece grossi investimenti”. Secondo il mister, la vera sfida era fare in modo che tutti quei talenti creassero un gruppo coeso: “Volevamo costruire una squadra con ottimi giocatori, ma quello che siamo riusciti a fare noi è stato trovare un buon equilibrio all’interno della squadra, tra gli stessi top player“.

Con lui, tanti hanno fatto il grande salto

Acquisti dispendiosi ma pure investimenti strategici, se pensiamo alla parabola intrapresa dalla maggior parte dei giocatori passati dagli insegnamenti di Ancelotti. Seedorf e Pirlo erano talenti inespressi ai tempi dell’Inter, mentre con il Milan hanno raggiunto continuità di rendimento di livello mondiale; Shevchenko veniva dalla Dynamo Kiev e, in sole tre stagioni, il mister parmigiano lo ha accompagnato alla conquista del Pallone d’Oro. Ha molte similitudini la storia di Kakà, e la lista potrebbe continuare.

Come nasce il modulo ad albero di Natale?

Una delle virtù principali di Ancelotti è sempre stata quella di saper mettere a proprio agio i giocatori, richiamandoli alla professionalità se necessario ma rendendoli liberi di esibire le proprie doti balistiche. Non deve essere un caso, quindi, che, anche al di fuori del mondo milanista, siano in tantissimi a parlare bene di lui. Sul piano tattico, il ciclo ancelottiano al Milan viene spesso associato a un sistema di gioco: “Non voglio dire che abbiamo inventato il modulo ad albero di Natale, però nel 2004 abbiamo giocato con una punta, due trequartisti e tre centrocampisti con qualità”. Il segreto, secondo il mister, stava nella specificità dei ruoli: “Pirlo era il mediano, Seedorf la mezzala sinistra e così me ne rimaneva solo uno a fare il rottweiler: Gattuso”. Uno che faceva per cinque, verrebbe da dire.

Un’epoca di successi indimenticabili

Da simili accorgimenti, pensati per dare equilibrio e concretezza alla manovra, sono nate le vittorie più prestigiose del Milan nel nuovo millennio. Lo scudetto del 2004, con l’avvincente testa a testa con la roma, ma soprattutto le due Champions League conquistate in quattro anni: la prima a Manchester, contro quella Juve che solo pochi anni prima gli aveva dato il benservito, e la seconda battendo il Liverpool nella leggendaria rivincita di Atene del 2007. A distanza di quasi due decenni, Ancelotti è sempre sulla breccia e conserva lo stesso sopracciglio alzato nel ricordare quei tempi. “Preferisco la coppa” è il titolo di un suo libro. E lui, al Milan, ne ha regalate tante.

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