Quando si parla di Mister Allegri si sottolinea prontamente la sua capacità di adattamento tattico. Il suo modo di vedere il calcio non lo rende “ostinato” su un solo modulo, al contrario lo rende capace di cambiare assetto in base alle esigenze che spuntano durante la partita o in base agli avversari. Mister Arrigo Sacchi stesso definì Allegri come “un tattico senza eguali”.
In questa sua esperienza al Milan, il gioco viene impostato con il chiaro obiettivo di tornare ad alti livelli, di recuperare equilibrio soprattutto difensivo e donare una precisa identità alla squadra. Ritorna il concetto di equilibrio nella conferenza stampa in vista della sfida contro il Parma, nella quale Allegri non esclude che durante l’anno il Milan possa giocare con il 4-3-3, ma sottolinea come tutto dipenda dalla disponibilità dei suoi giocatori e dall’equilibrio (appunto) che necessariamente bisogna avere nelle due fasi. Facciamo il punto sulle sue parole e sulla sua visione del calcio giocato.
La tattica come arte della gestione
Forte è l’impronta che Allegri sta lasciando in eredità al suo Milan, sia come gioco che come mentalità. Parliamo quindi di un gruppo che sa adattarsi alle situazioni, che non gioca solo in base alla tattica prestabilita. Questo è il perfetto riflesso dei principi del suo allenatore, che non vede la tattica come il solo strumento utile a creare un sistema di gioco, ma come una vera e propria arte della gestione, dell’equilibrio e dell’adattamento.
Lo dimostra, non ultimo, il match contro la Roma. I giallorossi stavano attuando nella prima frazione di gara una pressione estenuante e il Milan faticava ad uscire dalla propria metà campo. Mister Massimiliano Allegri ha prontamente chiamato lo schieramento a 4, indietreggiando Bartesaghi e De Winter per creare più spazi di manovra e cercare di reagire alla pressione subita. Uno switch che con il passare dei minuti ha garantito più controllo in mezzo al campo, ha stabilizzato la difesa e permesso a Leao di correre fino al fondo, trovare Pavlovic e sbloccare il match con la rete che ne concretizzerà la vittoria.
Sarà possibile gestire il Milan anche a 4, con un tridente offensivo?
Una domanda su cui molti tifosi e appassionati di questo sport si interrogano riguarda la possibilità di vedere il Milan dal primo minuto con uno schieramento a 4. C’è chi suggerisce un 4-4-2 per non perdere l’ormai (quasi) consolidata coppia d’attacco e chi un 4-3-3 dove lì davanti Leao potrebbe ritornare a vestire o panni del suo storico ruolo di ala sinistra ed esprimere al meglio le sue potenzialità, soprattutto in termini di velocità.
Bene, a questa domanda mister Allegri risponde durante la conferenza pre partita di Parma-Milan: “Lo vedremo durante la stagione. Ci sono momenti in cui si può giocare con tre punte, è una crescita che la squadra potrà affrontare se ci sarà la necessità e se lo si potrà sostenere. Dipende tutto dalla disponibilità che danno i giocatori quando non abbiamo palla. Non possiamo metterci a difendere in 7 o in 8, perché poi quando prendi palla quei 7 che hanno difeso sono poco lucidi per fare la fase difensiva”.
Chiaro quindi che Max Allegri chiede equilibrio nelle due fasi e non esclude l’ipotesi di un 4-3-3 con Pulisic, Leao e Nkunku o Gimenez a formare il tridente offensivo. Potremmo quindi vedere un Milan che torna a puntare sulla profondità e sulla larghezza della manovra.
Mito dell’allenatore “difensivista” da sfatare!
Quando si taccia Allegri di essere troppo difensivista si ignora completamente la sua duttilità e si prende in considerazione soltanto la pragmaticità con la quale si porta a casa il risultato. Spesso è vero che rinuncia alla spinta degli esterni o a usare la profondità, ma sono situazioni che mette in campo contro squadre dal forte possesso palla. In questo caso predilige linee più basse e più compatte.
Quando incontra avversari che tendono a chiudersi, Allegri apre il gioco proprio attraverso l’ampiezza per allargare la difesa (De Winter su Wesley contro la Roma) e profondità per colpirla (stessa partita, Leao in ripartenza).
La sua esperienza lo porta a saper convertire la solidità del proprio gioco in un numero comunque sufficiente di gol e occasioni. “Vince il più bravo, non il più forte” e Allegri in molte occasioni ha dimostrato di aver recepito appieno questo insegnamento, perché bravo soprattutto a sapersi adattare.
Resta quindi aperta, in conclusione, l’ipotesi di vedere il Milan giocare con uno schieramento a 4, visto che alla sue guida c’è un allenatore camaleontico, che non cerca la bellezza del gioco ma l’intelligenza del momento.

