Il grande classico d’Italia si avvicina, e la vigilia di Juventus–Milan ha l’atmosfera densa di un duello antico, carico di attese e orgoglio. A Milanello, tra sedute tattiche e colloqui individuali, Massimiliano Allegri ha definito le ultime scelte per il big match dell’Allianz Stadium. La parola d’ordine è equilibrio, l’obiettivo è semplice: non concedere nulla e colpire nel momento giusto.
Dalle ultime prove emerge un 3-5-2 ormai riconoscibile, pensato per blindare la retroguardia e far respirare la manovra. Maignan resta l’unica certezza tra i pali: sicurezza, personalità e capacità di costruire dal basso. Davanti a lui, il rientro di Tomori dopo i guai muscolari riporta ordine e leadership. Il difensore inglese guiderà un terzetto completato da Gabbia e Pavlovic, due elementi in crescita costante che garantiscono fisicità e concentrazione.
Le fasce, come spesso accade nel calcio di Allegri, diventano il barometro della squadra. A destra ci sarà Saelemaekers, dinamico e disciplinato; a sinistra il giovane Bartesaghi, destinato a prendere il posto dello squalificato Estupiñan. Il classe 2005 ha convinto il tecnico per personalità e applicazione: la sfida con Chiesa o Yildiz sarà il suo esame di maturità.
Il cuore del Milan, però, pulsa a centrocampo. Modric detta i tempi con la consueta eleganza e visione, sostenuto ai lati da Rabiot e Fofana, mezzali di corsa, gamba e inserimento. È qui che si deciderà il ritmo della partita: l’idea di Allegri è quella di spegnere le ripartenze bianconere e costruire con pazienza, come nelle vittorie più recenti.
Davanti, la coppia Pulisic–Giménez offre un mix di estro e concretezza. Lo statunitense, tornato in forma scintillante, si muoverà libero di svariare, mentre il centravanti messicano agirà da riferimento avanzato, capace di dialogare e aprire varchi per gli inserimenti dei centrocampisti. Allegri si fida di Giménez, uomo d’area con istinto e coraggio, scelto per contrastare la fisicità di Bremer e Gatti.
Leao, almeno inizialmente, osserverà dalla panchina. Una scelta meditata, non punitiva: il portoghese sarà l’arma da sfruttare a gara in corso, il jolly capace di spaccare in due la partita quando le difese saranno stanche e gli spazi più larghi.
Più che una semplice trasferta, quella di Torino è una prova di forza per il nuovo Milan di Allegri e Igli Tare, architetto di un mercato che ha privilegiato equilibrio e affidabilità. Il gruppo è compatto, il piano tattico chiaro: contenere la Juventus, colpirla con intelligenza, rimanere in vetta.
Il resto, come sempre, lo farà il campo: un campo che per Allegri non è mai solo erba e righe di gesso, ma un teatro dove si gioca anche con la mente. E stavolta, il Diavolo sembra pronto a recitare da protagonista.